(CAVALIERI MARVEL)
N° 79
NOTTURNO
Di Carlo Monni
1.
Cosa fai quando una pantera grossa
come un palazzo spalanca le sue fauci e ti balza addosso? La mossa più saggia
da fare sarebbe scansarsi, ammesso che si sia in grado di farlo.
I
tre ragazzi hanno la stessa esperienza contemporaneamente e la loro reazione è
la stessa: si spostano all’ultimo secondo.
-Molto intelligente.- commenta la pantera –Ma siamo solo all’inizio.-
Ci
sono cose che Elektra non avrebbe creduto di poter fare nella vita ed essere un
agente infiltrato del Dipartimento della Giustizia degli Stati Uniti è
decisamente una di queste. Il destino con lei ha sempre avuto un senso
dell’umorismo difficile da capire.
Dà un’ultima occhiata al biglietto
che gli ha dato lo sconosciuto alla galleria d’arte il giorno prima[1]
e compone rapidamente il numero su un cellulare usa e getta:
-Sono Elektra.-
dice -Avete detto di avere un incarico per me, vi ascolto.-
L’Aeroporto Internazionale di San
Francisco pur essendo posseduto dalla Città e Contea di San Francisco, si trova
in realtà nell’adiacente Contea di San Mateo ed è qui che, da un volo
proveniente da Londra, sbarcano tre passeggeri particolari. L’uomo non passa
certo inosservato, ha capelli lunghi e biondi, occhi azzurri, è alto, imponente
e dà l’impressione che il suo fisico muscoloso debba esplodere dagli abiti da
un momento all’altro. La donna ha capelli rossi e occhi nocciola, un fisico
armonioso tipico di chi pratica attività sportive. Il bambino non dimostra più
di 5 anni, ha i capelli biondi e gli occhi verdi, è chiaramente il figlio dei
due, basta guardarlo per capirlo. Si guarda intorno meravigliato e affascinato
da quel che vede.
Una limousine li attende e li porta
verso la grande città vicina. Nei pressi del Golden Gate Park l’uomo fa cenno
all’autista.
-Voglio camminare
un po’.- dice.
L’autista frena e resta in attesa
mentre i tre si inoltrano nel parco. Ancora il bambino si guarda intorno come
se l’essere in una grande città fosse una cosa insolita per lui.
L’incantesimo
è rotto quando un gruppo di uomini armati con i volti coperti da passamontagna
li circonda.
-State calmi e
nessuno si farà male.- intima il capo del gruppetto -Questa è una rapina.
Consegnate i soldi e i gioielli senza fare storie e andrà tutto bene, ve lo assicuro.-
-Papà, questi
uomini sono cattivi?- chiede il bambino.
Sì, siamo molto cattivi.- afferma il capo
chinandosi su di lui.
-Sta lontano da mio
figlio lo avverte il biondo.
-Altrimenti che
farai?-
-Questo.-
Lo colpisce con un pugno che lo fa
letteralmente volare per qualche metro. Gli altri uomini armati lo prendono di
mira ma lui, dopo aver spinto a terra il bambino, fa un salto in alto ed esegue
una capriola liberandosi contemporaneamente di scarpe e giacca ed attera sopra
due uomini gettandoli a terra.
Nello stesso momento sua moglie
sferra un colpo col taglio della mano all’uomo accanto a lei e ruotando su se
stessa sferra un calcio all’ultimo rimasto in piedi.
-Non mi hai
lasciato molto da fare, Kevin.- rimprovera il marito -Ti sei preso tutto il
divertimento.-
Lui abbozza un sorriso e replica.
-Scusa Shanna, la
prossima volta lascerò fare tutto a te,-
L’autista li raggiunge trafelato.
-Lord Plunder, Lady
Plunder, state bene?-
-Mai stato meglio,
specie ora che mi sono tolto quelle
antipatiche scarpe.- risponde l’uomo.
-Anch’io mi sono
divertita.- commenta la donna -Matt puoi rialzarti adesso.-
-Wow! È stato
fantastico.- esclama il bambino eccitato.
Poche cose possono spaventare il
figlio di Ka-Zar e Shanna la Diavolessa, pensa, divertita, Shanna O’Hara
Plunder.
2.
La ragazza dai capelli biondi e
corti si sveglia incredula nel grande letto a baldacchino. Solo meno di 48 ore
prima era in un’isola dei Caraibi sconvolta da un terribile uragano e ora si
trova in una villa vittoriana nel cuore di Londra, Inghilterra, lei, che per i
primi sedici anni della sua vita non si era nemmeno mai mossa dal paesino
dell’Iowa dov’è nata.
Sta pensando a questo quando dal
vicino bagno esce un uomo che indossa una vestaglia di seta bianca con un
disegno su cui spicca la lettera P.
-Ciao.- la saluta
sorridendo -Dormivi così bene che non ho avuto il cuore di svegliarti.-
La ragazza fa istintivamente per
coprirsi poi realizza la futilità del gesto. L’uomo in questione, che
apparentemente ha almeno il doppio dei suoi anni, capelli neri e baffetti alla
Errol Flynn,[2] ha
già decisamente visto di lei molto più di quanto può sperare di coprire, il
pudore è del tutto superato tra loro dopo la notte precedente.
-Che ore sono?-
chiede.
-Le dieci e mezzo.-
risponde lui -Ti svegli sempre così tardi?-
-Non è che abbia
dormito molto stanotte e poi c’è il jet lag e il cambio di fuso orario.-
-Capisco. Ho
ordinato di preparare una robusta colazione, spero che la gradirai. Ti conviene
metterti qualcosa addosso o al vecchio Flanders, il maggiordomo, verrà un colpo
quando entrerà. C’è una vestaglia sulla sedia, metti quella.-
La ragazza esita qualche istante e
poi si alza dal letto ed infila l’indumento.
-Questa… casa è
davvero tua?- chiede ancora:
-Della mia
famiglia.- risponde lui -La nostra casa di città, come si diceva una volta. Hai
di fronte a te l’Onorevole Parnival Plunder, secondo in linea di successione al
titolo di Barone Plunder di Kentish Town in Camden. Suona bene no?-
-Tu saresti un
nobile?-
-Non legalmente,
mio fratello Kevin, il terzo Barone, è il vero nobile, io sono solo un commoner
con un titolo di cortesia.-
-Temo di non
capire.-
-E allora non
sforzarti, non è molto importante… a proposito, preferisci che ti chiami
Belinda o Nina?-
Nina McCabe, alias Belinda Swann,
alias la killer internazionale nota come Cigno Nero, riflette qualche attimo
poi risponde:
-Meglio Belinda… mi
assomiglia di più in questo momento.-
-Come preferisci.
Mentre dormivi ti ha telefonato un certo Slaughter da New York. Mi sono
permesso di rispondere e gli ho detto che stavi riposando e che ti sei presa
qualche giorno di vacanza. Mi ha chiesto di raccomandarti di rilassarti e
divertirti.-
-Davvero? Quel
vecchio mi sorprende sempre.-
-Bene, fidati di
me, tesoro e ti prometto che ti divertirai.-
Il Presidente della Commissione di
Polizia di San Francisco Robert O’Hara non crede ai suoi occhi quando vede
entrare la donna dai capelli rossi e il bambino dai capelli biondi.
-Shanna!- esclama.
-Felice di vedermi,
zio?- chiede lei.
-Di rivedere te è
il piccolo Matt, certo.- risponde O’Hara prendendo in braccio il bambino -Sei
davvero un ometto sai?-
-Quest’anno vado a
scuola.- risponde il piccolo con solennità.
-Ma davvero?-
O’Hara si rivolge a Shanna -Lo manderai davvero in una scuola? Credevo voleste
allevarlo in quella vostra Terra Selvaggia.-
-Ci stiamo pensando
ma non abbiamo ancora deciso.-
-A proposito: dov’è
tuo marito?-
-Kevin è rimasto
all’aeroporto a risolvere un po’ di problemi legati al trasporto di Zabu.-
-Vi siete portati
dietro quel bestione? Mi sorprende che ve l’abbiano lasciato fare.-
-Kevin ha una
specie di immunità diplomatica grazie all’ONU ma non è ancora chiaro come
funziona. Mi auguro solo che non abbia già sfasciato tutto.-
Ne sarebbe capace, pensa O’Hara.
New York, da qualche parte a
Manhattan. Per quanto il suo “abito da lavoro” sia rosso fiammante, Elektra sa
molto bene come muoversi senza essere vista e compiere la sua missione. In
questo caso: infiltrarsi in un palazzo di uffici e raggiungere un particolare
piano e un determinato ufficio.
Un uomo siede su un’ampia poltrona
executive in pelle nera ed è preso di sorpresa quando sente la punta di un sai
punzecchiargli il collo.
-Sono Elektra.-
dice semplicemente lei -Voleva vedermi?-
-Non era necessaria
questa entrata in scena teatrale.- replica l’uomo mantenendo un certo sangue
freddo -Poteva semplicemente farsi annunciare.-
-Mi piace rendermi
conto da sola della situazione… e poi amo la discrezione.-
-Convengo che nel
suo ramo di attività sia indispensabile ed anche coloro che rappresento non
amano che si parli troppo di loro e delle loro attività.-
-Bene, su questo
siamo d’accordo. Ora parliamo del mio incarico.-
-Deve… eliminare un
ostacolo per le attività dei miei committenti.-
-Vuol dire che devo
uccidere qualcuno? Lo dica: non amo i giri di parole. È il mio lavoro e lo so
fare bene… per il giusto compenso.-
-Credo che troverà
il compenso di suo gradimento.-
L’uomo scrive una cifra in un
foglietto e lo passa ad Elektra che lo legge con interesse.
Sì.- dice infine –È
una cifra interessante ma per dirle se è adeguata devo prima sapere chi è il
bersaglio.-
L’uomo getta sul tavolo una foto.
-Questo è il
bersaglio.- dice.
Elektra guarda la foto e replica:
-Il doppio o
niente.-
L’uomo non si scompone.
-Va bene. La cifra
indicata nel foglio le sarà accreditata come anticipo entro stasera su un conto
off shore da lei indicato. È un piacere fare affari con lei Miss Natchios.-
Non sai quanto, pensa Elektra.
3.
La ragazza che si fa chiamare
Belinda Swann si guarda intorno meravigliata. L’ultima cosa che si aspettava in
quella giornata era di ritrovarsi in uno dei più famigerati club di Londra
vestita solo di una guepiere nera e tacchi a spillo.
-E se ti dicessi
che mi sento imbarazzatissima?- dice al suo accompagnatore, vestito di un abito
anch’esso nero, in stile Reggenza.
-Che non ti
crederei, mia cara.- ribatte Parnival Plunder -A Isla Suerte andavi in giro con
un abitino più corto di quello che indossi ora.-
-Non è la stessa
cosa- replica lei con la frase che dovrebbe spiegare tutto e in realtà non
spiega nulla.
Si guarda intorno: tutti i presenti
indossano abiti di foggia tardo settecentesca o del primo Ottocento. Molte
donne, come lei, sono in bustino o guepiere, le cameriere, se possibile, sono
ancora più svestite. I colori predominanti sono il nero ed il rosso.
-Ridimmi ancora
dove siamo.- chiede.
-Questo, mia cara,
è l’originale, autentico Club Infernale da cui derivano tutti gli altri nel
mondo.- spiega Plunder -Solo coloro che fanno parte dell’èlite sociale, finanziaria
e politica ne possono diventare membri.-
-E tu perché lo
sei?-
-Lo status di
membro si eredita ma mio padre e mio fratello non sono mai stati molto
interessati ai vantaggi che il club può offrire.-
-Al contrario di
te, vero? Perché quasi tutti vestono di nero o di rosso?-
-Il governo del
Club è affidato ad un Cerchio Interno di dieci membri che usano come titolo il
nome dei pezzi degli scacchi. Io, per esempio, ne faccio parte come Torre
Nera.-
-Credevo che gli
scacchi fossero neri e bianchi, non neri e rossi.-
-Da voi nelle
Colonie, forse, qui nella vecchia Inghilterra preferiamo il Nero e il Rosso,
questione di tradizione.-
-Ma davvero? E
adesso che si fa?-
-Il motto del Club
è: “Fa ciò che vuoi”. Ti consiglio di seguirlo.-
Parnival Plunder sorride divertito.
La Siberia è molto grande e molto
poco abitata è una cosa risaputa. Fin dai tempi in cui gli Zar la conquistarono
questa terra per molti versi inospitale è stata usata come luogo di esilio o
detenzione di dissidenti e prigionieri politici. Le cose non sono poi molto
cambiate da allora e la coppia che sta viaggiando verso Est ne è pienamente
consapevole.
Lui ha capelli ed occhi castani e
penetranti. I suoi documenti dicono che è un imprenditore lituano di nome Juzapas Petkus, ma sono falsi. Sino a non molto tempo fa usava il nome di
Andrei Rostov, maggiore dell’Aeronautica Militare Russa, ma potrebbe essere
stata un’identità di comodo per l’eroe patriottico russo da poco diventato
nemico dello Stato noto come Guardiano d’Acciaio. Secondo li stessi documenti
falsi la donna dal fisico statuario, corti capelli
biondi e occhi azzurri che è con lui sarebbe sua moglie e si chiamerebbe Jadvyga Petkiene; il suo vero nome, invece, è Marya Andreievna Meshkova,
la supercriminale russa il cui nome di battaglia è Zvedza Dennista, ovvero
Stella del Mattino.
Le circostanze che hanno forgiato
quest’alleanza sono insolite come l’alleanza stessa, ma come si dice: tempi
disperati richiedono misure disperate.
-Ancora non capisco
come speri di liberare Debra Levin da una delle più sorvegliate prigioni della
nazione.- dice lei.
-Lo capirai
presto.- risponde lui -Ora attenta, c’è un posto di blocco.-
L’uomo massiccio
dalla faccia brunita che sfoggia una folta barba e un turbante colorato a
coprire i capelli ed indossa un elegante gessato in tre pezzi lascia la sua
stanza in uno dei migliori hotel di San Francisco ed è del tutto ignaro di
essere seguito e men che meno che l’inseguitore è l’insolito supereroe noto
come Sudario.
Dall’interno del furgoncino che
usano per la sorveglianza la ragazza chiamata Mouse si rivolge al suo
principale:
-Si è fermato ed è
entrato in quel palazzo.-
-Ora tocca a me.-
si limita a rispondere lui.
Una cappa di Forza Oscura lo avvolge
e quando subito dopo si dissipa, lui è scomparso.
4.
Non è un normale posto di blocco.
Marya lo capisce subito dal numero di auto e di mezzi blindati presenti, troppi
per un comune controllo . Sono lì per loro, ne è convinta, e si sorprende che
il suo compagno sia così tranquillo.
-Guardiano…- gli sussurra
-Loro…-
-Lo so,
tranquilla.- risponde lui.
La
loro auto rallenta sino a fermarsi e l’uomo che altri non è che il Guardiano
d’Acciaio in incognito si sporge dal finestrino.
-Qualcosa non va,
agenti?- chiede in un Russo con una pesante inflessione lituana.
-Scendete.- ordina
un ufficiale –Svelti.-
-Non capisco. Cosa
succede?-
-Quel che succede è
che due nemici della Rodina,[3]
il traditore Guardiano d’Acciaio e la criminale Zvedza Dennista sono caduti
nelle nostre mani.-
A parlare è stato un uomo che indossa
un pesante cappotto ed un colbacco, un agente del F.S.B.[4]
sicuramente, pensa il Guardiano d’Acciaio.
-Cosa vi fa pensare
di potermi trattenere?- urla Marya mentre le sue mani cominciano a brillare ma
prima che possa fare qualcosa viene colpita alle spalle da un raggio che la fa
svenire.
-Svelti!- ordina
l’uomo del F.S.B. -Non sappiamo quanto duri l’effetto di quest’arma su una come
lei, applicatele un collare inibitore prima che si riprenda.-
Poco lontano il Guardiano D’Acciaio
sta dando del filo da torcere a i suoi assalitori anche senza il suo costume e
gadget annessi, ma non ha occhi anche dietro la testa e un soldato lo colpisce
alla nuca con il calcio del suo fucile. Il Guardiano barcolla e gli altri
soldati ne approfittano per colpirlo ripetutamente finché non cade svenuto.
-È stato più facile
del previsto.- commenta uno degli ufficiali.
-È stato troppo
facile.- ribatte l’agente del F.S.B. -C’è qualcosa che non mi convince.-
-E adesso?-
-Conoscete gli
ordini: devono essere resi innocui e portati al Campo 17 dove c’è chi si
occuperà di loro.-
-L’ Arkhipelag.- sussurra l’ufficiale -Non invidio la loro sorte.-
A
San Francisco le prime ombre della sera calano dando un insolito colore alla
città ma purtroppo qualcuno non può apprezzarlo. Per chi vive nelle tenebre
perenni, il tramonto è solo una variazione di calore.
Sudario
appare alle spalle del massiccio Indiano e lo avvolge in un manto d’ombra. In
un attimo l’ufficio in cui l’uomo si trova scompare e ci sono solo le tenebre e
in quelle tenebre un volto.
-Sudario!- esclama l’uomo nella sua lingua
natia.
-Sì, sono io Gurwinder Singh, se questo è il
tuo vero nome.- replica l’avventuriero incappucciato -Io e te dobbiamo
parlare.-
-Io… io non ho nulla da dirti.-
-Davvero? Lo vedremo.-
Il
volto di Sudario scompare e rimane solo la tenebra.
A
New York è già buio da un pezzo. Il Detective Mike Morissey torna a casa dopo
aver cenato da solo ed è appena entrato che qualcosa di appuntito pizzica la
sua schiena.-
-Ti stavo aspettando.- sussurra una voce di
donna.
-Elektra!- esclama Morissey –Non dirmi che
sai già qualcosa.-
-So il nome della persona che devo uccidere.-
risponde la ninja greca.
-E… e chi è?-
Quando
lei gli sussurra il nome, Morissey non riesce a reprimere un brivido.
5.
Isla
Suerte si sta riprendendo dal più forte ed impetuoso uragano della sua storia.
Paladin si ritiene un uomo fortunato per essere sopravvissuto prima all’uragano
e poi ad un pazzo che voleva ucciderlo.[5]
Il
suo sguardo vaga sulle due bellissime donne, la bionda alla sua destra e la
bruna alla sua sinistra, sdraiate accanto a lui e pensa che la sua fortuna non
è ancora finita. Sorride e conclude che godersi ancora un po’ di vacanza sia
un’ottima idea.
Il
furgone con a bordo i due prigionieri supera l’ingresso ed entra in un ampio
cortile recintato che ospita una serie di baracche di lamiera o altro materiale
simile e una palazzina di quattro piani in cemento. Ad ogni angolo della
recinzione ci sono torrette con uomini armati.
-Dove siamo?- chiede Marya Andreievna Meshkova, alias Zvedza Dennista sussurrando.
-Davvero non lo
sai?- risponde l’uomo che si fa chiamare Andrei Mikhailovitch Rostov, alias
Guardiano D’acciaio, con lo stesso tono -Questo è il Campo di Lavoro e
Rieducazione n. 17, uno dei più segreti e leggendari del suo tipo.
Ufficialmente chiuso nel 1987, ma in realtà ancora attivo. Qui vengono mandati
i prigionieri che ufficialmente non esistono e che sono detenuti
indefinitamente senza processo.-
-Ma è illegale e
incostituzionale.-
-Osservazione
curiosa da parte di una nostalgica della vecchia Unione Sovietica non ti pare?-
-Io…-
-Lascia perdere.
Come ti ho detto, qui vengono mandati gli indesiderabili, quelli che devono
scomparire. Il Governo nega l’esistenza di questo posto e non esistono
registrazioni della sua ubicazione.-
-Tu… tu volevi
arrivare qui. Ci hai fatto catturare apposta!-
Il Guardiano si limita ad un
sogghigno.
-Era l’unico modo
per essere sicuro di trovarlo.- risponde.
.Beh, ce l’hai
fatta.- ribatte Marya -Ma hai anche pensato a come uscirne?-
-Un problema alla
volta-
-Silenzio voi!-
interviene una guardia -Ai prigionieri non è permesso parlare.-
Il furgone si arresta e i due
vengono fatti scendere. Dalla terrazza dell’ultimo piano della palazzina di
cemento li osservano due persone in divisa verde scuro: una donna dai lunghi
capelli bianchi e il fisico snello e un uomo massiccio dai lineamenti grezzi e
duri.
-E quelli?- chiede
ancora Marya?
-I direttori del
Campo rispettivamente della Sezione Femminile e di quella Maschile.- risponde
il Guardiano -Si dice che anche la loro presenza qui sia una sorta di punizione
per chissà quale colpa. La donna si chiama: Lyudmila Antonova Kudrina e l’uomo… lo chiamano Krassny Varvar.-
-Il Barbaro Rosso?
Ne ho sentito parlare ma credevo fosse morto.
-E invece è qui.
Non sono in molti a saperlo ma il suo vero nome è Nikolai Andreievitch Rostov, uno dei più duri e
spietati ufficiali dei servizi segreti.-
Nonché mio padre, pensa il Guardiano
d’Acciaio.
La
grande pantera si alza sulle zampe posteriori ed assume rapidamente forma
umanoide. Davanti a lei una ragazza dai capelli neri che indossa
un corto abito nero di pelle d’animale che le lascia scoperte le spalle e le
braccia, ai piedi un paio di piccoli sandali neri, all’altezza del gomito
destro un bracciale dorato e un altro di forma serpentina al polso sinistro;
intorno al collo un collarino d’argento, dai lobi delle orecchie pendono due
orecchini circolari; in vita ha una cintura rossa da cui pende una fondina con
un affilato coltello. Al suo fianco una giovane bionda che indossa un corpetto
scollato a strisce rosse e nere e shorts tigrati; al collo ha una collana di
denti d’animale e bracciali d’oro appena sopra i gomiti, i piedi sono nudi ed
in una guaina appesa alla cintura porta anche lei un coltello. L’uomo tra di
loro dimostra circa vent’anni ed indossa solo uno slip di pelle. Anche lui è
armato di coltello.
-Figli della Jungla, è arrivato il momento di vedere se siete degni del
vostro retaggio.- dice la pantera.
Nessuno dei tre parla ma di una cosa sono certi: se non passeranno
l’esame non avranno una seconda occasione.
CONTINUA
NOTE DELL’AUTORE
Onestamente poco da dire, questo è
un episodio sostanzialmente di passaggio e le note più corpose le avremo nel
prossimo episodio in cui i misteri sul Guardiano d’Acciaio e la sua origine
cominceranno a dissiparsi… o a infittirsi ancora di più, chissà. -_^
A presto.
Carlo